sabato 22 giugno 2019

Approfondimento su Maria Teresa d'Austria


(Vienna, 13 maggio 1717 – Vienna, 29 novembre 1780

300 anni dalla nascita dell’imperatrice 
che ha segnato il suo destino e il destino d’Europa



Milano, che nel 1630 era stata teatro della peste e della Guerra dei Trent'anni (1618-1648), nel Settecento ebbe una gran­de ripresa economica e culturale, divenendo il massimo centro di cultura illuministica dell’Italia settentrionale grazie a Maria Teresa d’Austria, già destinata (Trattato dei Pirenei - 1659) in moglie a Luigi XIV di Francia, suo cugino di primo grado.
Carlo VI, padre di Maria Teresa, appartenente alla casa degli Asburgo, non avendo figli maschi, elaborò e fece approvare la “Prammatica Sanzione” con la quale stabiliva che, in mancanza di un erede maschio, potesse succedere al trono anche la prima figlia dell’Imperatore e così le terre della casa d’Austria, potevano essere trasmesse anche per linea femminile.
A tutto ciò si opposero la Baviera, la Sassonia, la Francia e la Prussia guidata dal giovane Federico II.

La successione austriaca fu, pertanto, la causa del terzo conflitto che sconvolse l’Europa nel primo cinquantennio del ‘700, ma alla fine Maria Teresa ottenne quasi tutti suoi diritti e all'età di 23 anni, fu riconosciuta imperatrice: un fatto inedito e per molti inaccettabile.

L’Imperatrice Maria Teresa, divenuta  moglie dell’Imperatore del Sacro Romano Impero, Francesco Stefano di Lorena, si manifesta sovrana di grande intelligenza e capacità politica; non ama la guerra, ma trova molto più utile spendere le sue energie nella riforma dello stato austriaco, eliminando i residui feudali e creando un governo burocratico accentrato, che sarà la forza della monarchia asburgica fino al primo conflitto mondiale.

A Milano e in Lombardia, Maria Teresa lascia un segno non solo politico, ma anche a livello strutturale  (la Reggia di Monza e il centro di Milano sono collegate da una strada dell’epoca dell’Imperatrice).
La Scala, la Madonnina sulla Grande Guglia del Duomo, il Palazzo Reale, l'Accademia di Brera, la villa Reale di Monza  sono tutte  opere volute da questa sovrana, la quale intuì la “posizione strategica della città per l'impero”.
Se Milano divenne la città della moda è merito suo perché, per la figlia Beatrice con lo sposo Ferdinando, ambedue amanti delle feste, fece arrivare a Milano stoffe molto pregiate e i migliori sarti.

Maria Teresa era convita che le donne non dovevano occuparsi di politica ma, della famiglia, come del resto, nel secolo successivo  avrebbe affermato anche la Regina Vittoria, la sola eccezione era che quanto detto sopra non valeva per loro due.
Anche Vittoria si sposò per amore come Maria Teresa ma, esattamente come Maria Teresa, anche Vittoria impose alle figlie i mariti scelti da Lei.

Per quanto Maria Teresa potesse essere una donna straordinaria non poteva sfuggire alla mentalità dei suoi tempi e che il marito Stefano non fosse uno specchio di fedeltà non era certo una stranezza, anzi era, probabilmente, la norma per quei tempi e per quel livello sociale.

Ebbe col marito Francesco I 16 figli: 11 femmine e 5 maschi. Tra i più famosi si contano la regina Maria Antonietta di Francia (moglie di Luigi XVI), l'imperatore Giuseppe II d'Austria e il granduca di Toscana Leopoldo (imperatore d'Austria alla morte di Giuseppe II).

Il sistema della politica matrimoniale, di Maria Teresa non sempre portò ai risultati sperati; secondo il suo principio che i matrimoni sono meglio delle guerre; per cui le sue soddisfazioni sono intermittenti. Di tutti i figli solo il giovane Pietro Leopoldo, granduca di Toscana, dimostrerà di avere ereditato la saggezza e l’equilibrio della madre, ma sarà imperatore per soli due anni.

Quando il governo di Milano fu affidato all’imperatrice Maria Teresa d’Austria, questa si accorse che il catasto di Carlo V, in uso da circa due secoli, era già obsoleto e approssimativo, poiché non teneva conto delle variazioni demografiche e della reale situazione patrimoniale dei censiti: di conseguenza, le tasse non erano pagate in modo equo e il loro riparto era fatto in modo del tutto arbitrario e privo di qualsiasi criterio.

Il Catasto Teresiano o Catasto "Carlo VI" (in tedesco Mailänder Kataster che significa catasto milanese) fu una grandiosa opera di censimento di tutte le proprietà fondiarie del Ducato di Milano svoltasi in un arco temporale di oltre quarant'anni, dal 1718 al 1760.

In linea con le numerose riforme che furono attuate nel Settecento, Maria Teresa d’Austria ordinò il censimento dello stato milanese e creò una magistratura incaricata di regolare tutta la materia, la cosiddetta “Giunta del censimento”.

L’operazione più costosa per il tempo impiegato che per le risorse, fu la compilazione del Catasto: in ogni comune diverse squadre di geometri, agrimensori, architetti e trabuccatori ebbero il compito di misurare tutto il territorio dello Stato, rilevando i confini di ogni comune e ogni particella agraria. Le squadre furono composte da funzionari di origine non milanese, per salvaguardare la neutralità e l'oggettività dei dati.

La situazione agraria, con il nuovo catasto, fu resa nota con le cosiddette “tavole d’estimo” che, dovevano fornire informazioni riguardo a:
1.    il numero degli appezzamenti presenti nel comune;
2.    l’estensione di ogni appezzamento, stabilita in pertiche e tavole milanesi;
3.    la qualità agraria dell’appezzamento: area aratoria, area irrigua, bosco, argini, ecc.;
4.    il numero di squadra dell’appezzamento.
Siccome non tutti i terreni erano adatti per la coltivazione fu stabilita una scala di fertilità dei terreni divisa in quattro squadre: un terreno di prima squadra garantiva una buona rendita, mentre un appezzamento di quarta squadra aveva un basso grado di fertilità);
5.    il valore di stima dell’appezzamento.

Inoltre furono compilati i “partitari”:  per ogni comune, erano registrati, partita per partita, i passaggi di proprietà dei terreni e obbligavano i nuovi proprietari ad eseguire la voltura catastale. Tutt’oggi utilizzate e chiamate “particelle catastali”.

Oggi per le misure catastali si usano i satelliti, ma la necessità di individuare i confini dei campi dopo le esondazioni del Nilo, ha origini in Egitto.
La nozione moderna di catasto geometrico particellare, nasce però a Milano con Maria Teresa d'Austria, l'imperatrice illuminata che lo introduce a Milano nel 1761, anche se ad avviare i lavori fu il padre, l'imperatore Carlo VI, nel 1718.
  
Il Catasto Teresiano, definito catasto geometrico particellare, fatto che per l’epoca costituì una vera e propria innovazione, grazie alle attente misurazioni eseguite anche delle più piccole proprietà, che venivano rappresentate in ogni loro minima parte: per ognuna di esse veniva indicato il proprietario, la destinazione di coltura e la stima. Sulla base di queste valutazioni, veniva stabilito l’imponibile per ogni contribuente.

Nel 19° secolo lo Stato italiano era suddiviso in piccoli stati e province.
Conclusosi nel 1871, il processo unitario, il ministro della Finanza fece il primo censimento dell’Italia unita e aveva censito l'esistenza di ben 22 catasti differenti: con  forte disomogeneità nell'individuazione dei beni immobili da tassare e una notevole sperequazione dell'imposta fondiaria.  
Il Catasto Teresiano fu approvato con sentenza del 30 dicembre 1757, ed entrò in vigore dal 1º gennaio 1760.

Il figlio Giuseppe II nel 1782, in linea con la politica del giuseppinismo, decise di abolire tutte le esenzioni dall'imposta fondiaria di cui godevano le proprietà ecclesiastiche e il catasto divenne un mezzo per rimpinguare le casse dello stato austriaco.


Tra le piante messe a coltura, particolare attenzione fu posta alla catalogazione di tutte le piante di gelso (o morone), che rivestiva una grande importanza in quanto unico alimento del baco da seta.

Il ministro austriaco Wilczeck, per volontà dell’imperatore d’Austria Giuseppe II, incaricò nel 1786 il marchese Ferdinando Cusani, giudice delle strade, di far appendere sulle strade di Milano il nome della rispettiva via. A ogni casa viene assegnato un numero nominato “teresiano”, perché utilizzato sotto Maria Teresa d’Austria.
Il piano con i nuovi numeri civici viene pubblicato il 16 novembre 1787 nella “Pianta di Milano” di Arcangelo Lavelli. 
Secondo un sistema progressivo unico, si parte dal Palazzo Reale col numero 1, per poi proseguire in senso circolare a spirale, dal centro alla periferia che allora era cinto dalle mura spagnole, fino ad arrivare all’ultimo numero, il 5314.

Nel 1830 i numeri progressivi vengono riordinati, nel 1866, di fronte alle difficoltà di una tale numerazione, il sistema venne modificato secondo la numerazione via per via, coi pari sulla destra venendo dal centro, che è il sistema ancora in vigore.
Il sistema “austriaco” della numerazione civica fu adottato anche dalla città di Parigi dal 1791 al 1805, mentre attualmente è utilizzato solo a Venezia.

L'Imperatrice Maria Teresa, inoltre, aveva riorganizzato l'istruzione, attuando nelle scuole un programma di alfabetizzazione e riformando i collegi; furono an­che create Scuole elementari statali e furono migliorate le condizioni di insegnamento.
La sua Corte era composta di Intellettuali e letterati, ma anche gli artisti spesso venivano chiamati a prestare servizio per la famiglia imperiale: l'architetto neoclassico Giuseppe Piermarini nel 1769 fu chiamato a Milano per restaurare il Palazzo Ducale, progettò il Teatro alla Scala del 1779, opera di immenso valore artistico, il Palazzo Greppi e il Palazzo Belgioioso.
Come spesso era già accaduto nella Storia dell'uomo, un grande Impero aveva bisogno anche di una grande Cultura: come era avvenuto per l'Impero romano, con la politica culturale di Augusto e di Mecenate, e poi anche nelle Corti signorili del Quattrocento.
Maria Teresa d'Austria fu una dei sovrani settecenteschi, che vengono definiti "illuminati” perché regnavano appoggiandosi alle ideologie dei teorici dell'Illuminismo francese.

Maria Teresa avviò anche una politica di riforme:
  • la riorganizzazione del Commissariato Generale di Guerra (1746);
  • una riforma amministrativa, che concentrava le direzioni politiche e finanziarie (1749).
  • regolò i rapporti fra Stato e Chiesa e in particolare pose limiti alle entrate in convento e all'acquisizione di beni da parte dei Monasteri. Essendo i Gesuiti d'ostacolo nel controllo delle istituzioni scolastiche, la loro Compagnia fu sciolta nel 1773 e lo Stato ne incamerò i beni. 
Maria Teresa d'Austria, mirando alla creazione di uno Stato moderno, burocratico e accentrato portò grandi benefici alla città di Milano.

Il suo obiettivo era la costituzione di uno Stato unito ed efficiente e pertanto si circondò dei migliori intellettuali illuministici; ciò che faceva era frutto della sua intelligenza, che aveva capito come creare uno Stato potente. 

Non aderì, infatti, del tutto agli ideali proposti dei "Philosophes" ma le sue riforme furono la risposta alle particolari esigenze di riorganizzazione amministrativa con l'appoggio degli Intellettuali, non su loro proposta.




Nessun commento:

Posta un commento