(Vienna, 13 maggio 1717 – Vienna, 29 novembre 1780
300 anni dalla nascita dell’imperatrice
che ha segnato il suo destino e il destino d’Europa
Milano, che nel 1630 era stata teatro della peste e
della Guerra dei Trent'anni (1618-1648), nel Settecento ebbe una grande
ripresa economica e culturale, divenendo il massimo centro di cultura
illuministica dell’Italia settentrionale grazie a Maria Teresa d’Austria, già destinata
(Trattato dei Pirenei - 1659) in moglie a Luigi XIV di Francia, suo cugino di primo grado.
Carlo VI, padre di Maria Teresa, appartenente alla casa degli Asburgo, non avendo figli maschi, elaborò e fece approvare la “Prammatica Sanzione” con la quale
stabiliva che, in mancanza di un erede maschio, potesse succedere al trono
anche la prima figlia dell’Imperatore e così le terre della casa
d’Austria, potevano essere trasmesse anche per linea femminile.
A tutto ciò si opposero la
Baviera, la Sassonia, la Francia e la Prussia guidata dal giovane Federico II.
La successione austriaca fu,
pertanto, la causa del terzo conflitto che sconvolse l’Europa nel primo
cinquantennio del ‘700, ma alla fine Maria
Teresa ottenne quasi tutti suoi diritti e all'età di 23 anni, fu riconosciuta imperatrice: un fatto inedito e per molti inaccettabile.
L’Imperatrice Maria Teresa, divenuta moglie dell’Imperatore del Sacro Romano
Impero, Francesco Stefano di Lorena, si manifesta sovrana di grande intelligenza e
capacità politica;
non ama la guerra, ma trova molto più utile spendere le sue energie nella
riforma dello stato austriaco, eliminando i residui feudali e creando un
governo burocratico accentrato, che sarà la forza della monarchia asburgica
fino al primo conflitto mondiale.
A Milano e in Lombardia, Maria Teresa
lascia un segno non solo politico, ma anche a livello strutturale (la Reggia di Monza e il centro di Milano sono
collegate da una strada dell’epoca dell’Imperatrice).
La Scala, la Madonnina sulla Grande Guglia del Duomo, il Palazzo Reale,
l'Accademia di Brera, la villa Reale di Monza sono tutte
opere volute da questa sovrana, la quale intuì la “posizione strategica
della città per l'impero”.
Se Milano divenne la città della
moda è merito suo perché, per la figlia Beatrice con lo sposo Ferdinando,
ambedue amanti delle feste, fece arrivare a Milano stoffe molto pregiate e i
migliori sarti.
Maria
Teresa era convita che le donne non dovevano occuparsi di politica ma, della
famiglia, come del resto, nel secolo successivo
avrebbe affermato anche la Regina Vittoria, la sola eccezione era che quanto detto sopra non valeva per loro due.
Anche
Vittoria si sposò per amore come Maria Teresa ma, esattamente come Maria
Teresa, anche Vittoria impose alle
figlie i mariti scelti da Lei.
Per quanto
Maria Teresa potesse essere una donna straordinaria non poteva sfuggire alla
mentalità dei suoi tempi e che il marito Stefano non fosse uno specchio di
fedeltà non era certo una stranezza, anzi era, probabilmente, la norma per quei
tempi e per quel livello sociale.
Ebbe col marito Francesco
I 16 figli: 11 femmine e 5 maschi. Tra i più famosi si contano la regina
Maria Antonietta di Francia (moglie di Luigi XVI), l'imperatore Giuseppe II
d'Austria e il granduca di Toscana Leopoldo (imperatore d'Austria alla morte di
Giuseppe II).
Il sistema
della politica matrimoniale, di Maria Teresa non sempre portò ai risultati
sperati; secondo il suo principio che i
matrimoni sono meglio delle guerre; per cui le sue soddisfazioni sono
intermittenti. Di tutti i figli solo il giovane Pietro Leopoldo,
granduca di Toscana, dimostrerà di avere ereditato la saggezza e l’equilibrio
della madre, ma sarà imperatore per soli due anni.
Quando il governo di Milano
fu affidato all’imperatrice Maria Teresa d’Austria, questa si accorse che il catasto
di Carlo V, in uso da circa due secoli, era già obsoleto e
approssimativo, poiché non teneva conto delle variazioni demografiche e della
reale situazione patrimoniale dei censiti: di conseguenza, le tasse non erano
pagate in modo equo e il loro riparto era fatto in modo del tutto arbitrario e
privo di qualsiasi criterio.
Il Catasto Teresiano o Catasto
"Carlo VI" (in tedesco Mailänder Kataster che
significa catasto milanese) fu una grandiosa opera di censimento di
tutte le proprietà fondiarie del Ducato di Milano svoltasi in un arco temporale di oltre
quarant'anni, dal 1718 al 1760.
In linea
con le numerose riforme che furono attuate nel Settecento, Maria Teresa
d’Austria ordinò il censimento dello stato milanese e creò una magistratura
incaricata di regolare tutta la materia, la cosiddetta “Giunta del censimento”.
L’operazione più costosa
per il tempo impiegato che per le risorse, fu la compilazione del Catasto: in ogni comune diverse squadre
di geometri, agrimensori, architetti e trabuccatori ebbero il compito di
misurare tutto il territorio dello Stato, rilevando i confini di ogni comune e
ogni particella agraria. Le squadre furono composte da funzionari di origine
non milanese, per salvaguardare la neutralità e l'oggettività dei dati.
La situazione agraria, con
il nuovo catasto, fu resa nota con le cosiddette “tavole d’estimo” che,
dovevano fornire informazioni riguardo a:
1.
il numero
degli appezzamenti presenti nel comune;
2.
l’estensione di ogni
appezzamento, stabilita in pertiche e tavole milanesi;
3.
la qualità
agraria dell’appezzamento: area aratoria, area irrigua, bosco, argini, ecc.;
4.
il numero di squadra dell’appezzamento.
Siccome non tutti i terreni erano adatti per la
coltivazione fu stabilita una scala
di fertilità dei terreni
divisa in quattro squadre: un terreno
di prima squadra garantiva una buona rendita, mentre un appezzamento di quarta
squadra aveva un basso grado di fertilità);
5.
il valore
di stima dell’appezzamento.
Inoltre furono compilati i
“partitari”: per ogni comune,
erano registrati, partita per partita, i passaggi di proprietà dei terreni e
obbligavano i nuovi proprietari ad eseguire la voltura
catastale. Tutt’oggi utilizzate e chiamate “particelle catastali”.
Oggi per le misure catastali si usano i satelliti, ma la necessità di
individuare i confini dei campi dopo le esondazioni del Nilo, ha origini in
Egitto.
La nozione moderna di catasto geometrico particellare, nasce però a Milano con Maria
Teresa d'Austria, l'imperatrice illuminata che lo introduce a Milano nel 1761,
anche se ad avviare i lavori fu il padre, l'imperatore Carlo VI, nel 1718.
Il Catasto Teresiano,
definito catasto geometrico particellare, fatto che per l’epoca costituì una
vera e propria innovazione, grazie alle attente misurazioni eseguite anche
delle più piccole proprietà, che venivano rappresentate in ogni loro minima
parte: per ognuna di esse veniva indicato il proprietario, la destinazione di
coltura e la stima. Sulla base di queste valutazioni, veniva stabilito l’imponibile
per ogni contribuente.
Nel 19° secolo lo Stato
italiano era suddiviso in piccoli stati e province.
Conclusosi nel 1871, il processo unitario, il ministro
della Finanza fece il primo censimento dell’Italia unita e aveva censito
l'esistenza di ben 22 catasti differenti: con
forte disomogeneità nell'individuazione dei beni immobili da tassare e
una notevole sperequazione dell'imposta fondiaria.
Il Catasto Teresiano fu
approvato con sentenza del 30 dicembre 1757, ed entrò in vigore dal 1º gennaio
1760.
Il
figlio Giuseppe II nel 1782, in
linea con la politica del giuseppinismo, decise
di abolire tutte le esenzioni dall'imposta fondiaria di cui godevano le
proprietà ecclesiastiche e il catasto
divenne un mezzo per rimpinguare le casse dello stato austriaco.
Tra le piante messe a coltura, particolare attenzione
fu posta alla catalogazione di tutte le piante di gelso (o morone),
che rivestiva una grande importanza in quanto unico alimento del baco da seta.
Il ministro austriaco Wilczeck, per volontà
dell’imperatore d’Austria Giuseppe II, incaricò nel 1786 il marchese Ferdinando
Cusani, giudice delle strade, di far appendere sulle strade di Milano il nome della rispettiva via. A ogni
casa viene assegnato un numero nominato “teresiano”, perché utilizzato sotto
Maria Teresa d’Austria.
Il piano con i nuovi numeri civici viene
pubblicato il 16 novembre 1787 nella “Pianta di Milano” di Arcangelo Lavelli.
Secondo un sistema progressivo unico, si parte dal Palazzo Reale col numero 1,
per poi proseguire in senso circolare a spirale, dal centro alla periferia che
allora era cinto dalle mura spagnole, fino ad arrivare all’ultimo numero, il
5314.
Nel 1830 i numeri progressivi vengono riordinati, nel
1866, di fronte alle difficoltà di una tale numerazione, il sistema venne
modificato secondo la numerazione via per via, coi pari sulla destra venendo
dal centro, che è il sistema ancora in vigore.
Il sistema “austriaco” della numerazione civica fu
adottato anche dalla città di Parigi dal 1791 al 1805, mentre attualmente è
utilizzato solo a Venezia.
L'Imperatrice
Maria Teresa, inoltre, aveva riorganizzato l'istruzione, attuando nelle scuole
un programma di alfabetizzazione e riformando i collegi; furono anche
create Scuole elementari statali e furono migliorate le condizioni di
insegnamento.
La sua Corte era composta di Intellettuali e
letterati, ma anche gli artisti spesso venivano chiamati a prestare servizio
per la famiglia imperiale: l'architetto neoclassico Giuseppe Piermarini nel 1769 fu chiamato a Milano per restaurare il Palazzo Ducale,
progettò il Teatro alla Scala del 1779,
opera di immenso valore artistico, il Palazzo Greppi e il Palazzo Belgioioso.
Come spesso era
già accaduto nella Storia dell'uomo, un grande Impero aveva bisogno anche di una grande Cultura: come era avvenuto
per l'Impero romano, con la politica culturale di Augusto e di Mecenate, e poi
anche nelle Corti signorili del Quattrocento.
Maria Teresa
d'Austria fu una dei sovrani settecenteschi, che vengono definiti
"illuminati” perché regnavano appoggiandosi alle ideologie dei teorici
dell'Illuminismo francese.
Maria Teresa avviò anche una politica
di riforme:
- la riorganizzazione del Commissariato Generale di
Guerra (1746);
- una riforma amministrativa, che concentrava le
direzioni politiche e finanziarie (1749).
- regolò i rapporti fra Stato e Chiesa e in particolare pose limiti alle entrate in convento e all'acquisizione di beni da parte dei Monasteri. Essendo i Gesuiti d'ostacolo nel controllo delle istituzioni scolastiche, la loro Compagnia fu sciolta nel 1773 e lo Stato ne incamerò i beni.
Maria Teresa d'Austria, mirando alla creazione di uno
Stato moderno, burocratico e accentrato portò grandi benefici alla città di
Milano.
Il suo obiettivo era la costituzione di uno Stato
unito ed efficiente e pertanto si circondò dei migliori intellettuali
illuministici; ciò che faceva era frutto della sua intelligenza, che aveva
capito come creare uno Stato potente.
Non aderì, infatti, del tutto agli ideali
proposti dei "Philosophes" ma le sue riforme furono la risposta alle
particolari esigenze di riorganizzazione amministrativa con l'appoggio degli
Intellettuali, non su loro proposta.
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